Daniele Castagnoli

Giampaolo Trotta

Daniele Castagnoli: plastiche contorsioni di ferro e di fuoco, limpide e guizzanti schegge di luce e di colore Chi normalmente pensa alla scultura, ancora si richiama alla grande statuaria in marmo o in bronzo, oppure ha spesso in mente bozzetti ed opere in terracotta. Al di là dell'immaginario collettivo, però, le avanguardie del Novecento ci hanno insegnato come qualsiasi materia può essere plasmata o piegata e ridotta alle forme tridimensionali di una scultura. Gli 'oggetti' nello spazio di Daniele Castagnoli rappresentano un'attuazione degli insegnamenti maturati nel secolo da poco trascorso. Partendo e basandosi su una solida preparazione e tradizione 'artigiana' nella lavorazione del ferro e di altri metalli, Castagnoli ha saputo piegare questi ultimi alla sua fantasmagorica immaginazione creatrice, giustapponendo ed incastrando nel ferro stesso schegge di materia fatta di 'aria', vale a dire, spezzoni di lastre di vetro, tinte o meglio macchiate di colori primari, 'feriti' e trapassati dalla luce. Come in una moderna fucina di Vulcano, le barre di ferro si contorcono, sinuosi serpenti, a creare forme antropomorfe o zoomorfe, oppure relitti di oggetti alla deriva nel sogno; lamiere tagliate e tranciate richiamano surreali corpi, nei quali la luce degli occhi è talvolta data dall'inserzione dei rammentati vetri e di rutilanti 'murrine'. Personaggi dell'inconscio, simboli dell'onirico plasmano i suoi racconti popolati di immagini tratte dal ricordo o dalla cronaca. Così nelle sue sculture, deformate nella figurazione quasi come in un surreale riflesso nell'acqua, ritroviamo i quattro elementi generatori primari della terra (i metalli), del fuoco che forgia, dell'aria e dell'acqua (i vetri). Da una precedente produzione maggiormente legata ad una certa connotazione tradizionalmente artigiana, nelle ultime sue opere, più 'disinibite' e spregiudicatamente artistiche, Castagnoli ha dato libertà creatrice alla sua guizzante fantasia, realizzando sculture fatte appunto di metallo e vetro, di colori acrilici e di ossidi dal forte impatto formale e semantico, di robusta tecnica e autonomia espressiva, visioni serenamente 'allucinate' di 'fantascientifica archeologia', proiettata verso le frontiere neodadaiste e neoespressioniste della nuova figurazione postmoderna.

Silvia Ranzi

DlDASCALIA per la scultura presso il parco "Amici del Guinzaglio" Daniele Castagnoli in questa stilizzata scultura in ferro e vetri policromi realizzata per il Parco dell'Associazione "Amici del guinzaglio", dimostra doti rilevanti nell'ideare e immedesimarsi con il soggetto richiesto. Per omaggiare il felice rapporto tra l'uomo e il cane, ha realizzato una dominante figurazione arborea sotto le cui fronde si stagliano silhouettes di cani liberi nei loro studiati profili. Il ferro è forgiato dall'artista con maestria ed estrema duttilità: viene sottoposto ad una resa plastica in cui modanature, ritagli, torsioni dinamiche danno valore al gioco dei pieni e dei vuoti nello slancio materico, con preziose inserzioni di vetri variopinti di ricercata scelta per venatura e nuances cromatica. Prende così corpo un'opera di accentuata modernità dalle intonazioni astraenti, venata da spinte naturalistiche nell'evocazione dei contorni.

Rita Martini

Sculture non stabili si animano al tocco di una mano e l’alito di vento.

Giampaolo Trotta

Il Decalogo di Castagnoli: plastiche strutture di ferro e di colore come 'parole' divine Partendo e basandosi su una solida preparazione e tradizione 'artigiana' nella lavorazione del ferro e di altri metalli, Castagnoli li ha saputi piegare alla sua fantasmagorica immaginazione creatrice, giustapponendo ed incastrando nel ferro stesso schegge di materia fatta di 'aria', vale a dire, spezzoni di lastre di vetro, tinte - o meglio macchiate - di colori primari, 'feriti' e trapassati dalla luce. Come in una moderna fucina di Vulcano, le barre di ferro si contorcono, sinuosi serpenti, a creare forme surreali. Così nelle sue sculture, deformate nella figurazione quasi come in un riflesso nell'acqua, ritroviamo i quattro elementi generatori primari della terra (i metalli), del fuoco che forgia, dell'aria e dell'acqua (i vetri). Nelle ultime sue opere, più 'disinibite' e spregiudicatamente fantasiose, Castagnoli ha dato libertà creatrice al suo guizzante ed irrefrenabile estro, realizzando sculture - fatte appunto di metallo e di vetro, di colori acrilici e di ossidi - dal forte impatto formale e semantico, di robusta tecnica e autonomia espressiva, visioni proiettate verso le frontiere neodadaiste e neoespressioniste della nuova figurazione postmoderna. Il Decalogo di Castagnoli, qui esposto, traduce la Legge divina in forma, colore, vita. Fondamento assoluto dell'ordine morale giudeo-cristiano, come si sa, è il 'Decalogo' che Jahvé affidò a Mosé sul monte Sinai convenzionalmente intorno al 1250 avanti Cristo: le 'dieci parole' di cui parlano i libri dell'Esodo e del Deuteronomio. Questi Comandamenti sono stati raramente rappresentati nell'arte, perché già il primo di essi vieta di fare "idolo o immagine alcuna" e perché nessun corpus legale è facilmente rappresentabile in immagini. In questo senso, le sculture o istallazioni di Castagnoli sono innovative e suggestive. Una poetica distillata da istanze contemporanee invita a letture oniriche e simboliche. Volendo rappresentare l'archetipico rapporto tra Dio e l'uomo, Castagnoli ha attinto abbondantemente alla 'mente' ma pure al 'cuore'. Qual'è presentata nell'Antico Testamento - come già ha scritto Timothy Verdon - l'arte diviene uno dei 'segni' del patto tra l'uomo peccatore e Dio che, perdonandogli la colpa, cammina in mezzo al suo popolo; è quasi un 'sacramento' della presenza e della salvezza divine. Così, disgelandosi, ci viene fatta 'intuire' o 'scoprire' dal 'furore' e dal 'linguaggio' cromatico-materico delle poliedriche istallazioni di Castagnoli.

Silvia Ranzi

SINTESI ESPRESSIONISTICA nelle opere di Daniele Castagnoli Nel panorama della Scultura contemporanea Daniele Castagnoli interpreta con inconfondibile estro la tendenza ad innovare, avvalendosi di un materiale non appartenente alla tradizione monumentale o celebrativa, come il bronzo o il marmo, ma affidandosi alla forgiatura artistica del ferro secondo le valenze di una genialità espressionistica d’avanguardia. Egli matura esperienza nella lavorazione dei metalli grazie ad una solida formazione artigianale, vocazione abbracciata fin da giovane, acquisita con laboriosità in bottega ed esercitata negli anni con abilità, grande professionalità e passione. Naturale e consono alle sue peculiari potenzialità è l’iter artistico che lo porta alla realizzazione di audaci sculture che interpretano nella simbiosi di spirito ideativo e fase operativa una sintassi plastica articolata in dinamiche ora biomorfe, ora antropomorfe nella visionarietà duttile e immaginifica di chi entra in sintonia con il flusso creativo di una poetica interiore intimamente condotta. Elabora un linguaggio tridimensionale stravagante e moderno in cui la stilizzazione formale si concentra su spunti figurativi nell’astrazione tattile e fisica di lacerti e contorsioni strutturali di lamine di ferro, impreziosite da vetri policromi traslucidi nel gioco vibrante dei riflessi luministici. La finalità rappresentativa di soggetti ispirati al reale – “Giocatori di Poker”, “Brindisi”, “La coppia”- è trasfigurata dalla gestualità esecutiva in una ricerca narrativa e cinetica degli elementi compositivi multidimensionali che attivano l’attenzione empatica del fruitore sulle valenze interpretative. I vetri polimorfi con le loro cromie ridenti e talora il ricorso a vernici variopinte a spruzzo sulle superfici lanceolate sono parte integrante della messa in opera complessiva nello slancio dettato da un caldo vitalismo di esuberante concezione. Icone figurative essenzializzate prendono corpo attraverso gli spessori del metallo in forme fluenti, dai ritmi lineari o curvilinei, in scansioni geometriche: tranci, lingue, segmenti filiformi disegnati nello spazio nell’interazione sincopata di pieni e di vuoti. L’intenzionalità allusivo-astraente dell’artista trova un significativo raggio d’azione nella materia del Sacro, realizzando impegnativi cicli di opere, tra cui “I Dieci Comandamenti”, in cui la rudezza del ferro si piega docile ad accogliere l’imprimitura a fuoco dell’ideazione, conferendo alla dimensione del Trascendente l’aura simbolica delle verità rivelate. Animato da incessante industriosità, la sensibilità dell’artista dimostra interesse per congegni tecnologici in veste artistica, indirizzando le sue energie creative su temi eco-sostenibili nella messa a punto di progetti legati all’ambiente che coniugano le risorse funzionali con l’armonizzazione estetica. La sapiente artigianalità si sposa felicemente con la manipolazione artistica quando elabora su commissione modelli per inusitate linee di gioielli o produce oggetti di lusso legati al quotidiano. La varietà di destinazione della sua produzione scultorea appare nell’insieme improntata ad un caldo afflato ideale, assecondato da una spiccata predisposizione fantasiosa, tratto distintivo che domina l’attività poliedrica di Daniele Castagnoli. Scultore originale che sa imprimere vigoria espressiva alle sue opere, silhouettes prospicienti nello spazio dai contorni estroflessi nella pluralità delle forme, catalizzatrici di valori emozionali e concettuali nel dinamismo dell’agire artistico. Febbraio 2009

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